22 Gen Gli investimenti USA nelle energie rinnovabili: una grande occasione per le aziende italiane
Grandi numeri all’orizzonte previsti negli Stati Uniti nel mondo delle energie rinnovabili: le prospettive di investimento nel settore, entro il 2030, si attestano a quasi 115 miliardi di dollari, oltre il 78% più alte del totale accumulato fino al 2021. L’uscita dalla pandemia, la necessità di riportare negli Stati Uniti tecnologie ormai completamente lasciate andare all’estero da anni, la guerra in Ukraina, e gli obiettivi di “carbon neutrality” previsti nel 2050 spingono l’affluenza di capitali a livelli mai sperimentati.
Il grande impulso che l’Inflation Reduction Act (IRA) sta fornendo è evidente nei numeri. Un totale di oltre 350 miliardi di dollari è disponibile a supporto del rinnovabile, idrogeno, e altre industrie verdi.
Il valore è talmente elevato che all’ultimo World Economic Forum in Davos, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen ha annunciato che verrà studiato un piano analogo e un generale e più facile accesso a specifici fondi Europei e nazionali, oltre ad un piano generale di incentivi a sostegno di nuovi piani industriali per aumentare gli investimenti anche in Europa.
Secondo lo studio Wood Mackenzie, IRA ridisegnerà completamente la catena di fornitura negli Stati Uniti, incentivando la riapertura di fabbriche chiuse da tempo, così come riorganizzare e riequipaggiare intere catene di fornitura partendo dal “green field”, da zero.
Due gli strumenti messi a disposizione delle aziende manifatturiere.
Il primo, definito Advanced Manufacturing Production Credit (AMPC), riguarda equipaggiamenti per energia rinnovabile dove possa essere garantito il “Made in USA”.
Il secondo riguarda l’incentivazione per gli sviluppatori di progetti di energia rinnovabile ad acquistare questi stessi equipaggiamenti costruiti negli USA, attraverso un addizionale Tax Credit. L’utilizzo di componenti Made in USA è oggi fissato tra il 20 e il 40% a seconda del tipo di progetto, ma è destinato ad arrivare al 55% nel 2027.
L’insieme degli incentivi ha il forte obiettivo di ridurre i costi di produzione di tutto il mondo rinnovabile, e il suo risultato è talmente elevato da cambiare molti dei paradigmi industriali oggi nel mercato, rendendo le industrie USA spesso molto più competitive dei prodotti di importazione dalla Cina o dall’area Asia Pacifico.
Tuttavia, tutta questa potenza nel motore fatica ancora ad essere messa a terra. Nel settore fotovoltaico, ad esempio, gli USA hanno ora una ridottissima capacità industriale, contrapposta ad una elevatissima previsione di crescita delle installazioni. L’incontro tra domanda e offerta è oggi impossibile; gli USA hanno da anni lasciato andare nelle cosiddette Low cost Country tecnologie, know-how e ingegneria, e tornare indietro costa, ovviamente, tempo e moltissimo denaro.
Nel settore eolico, gli incentivi sosterranno i costruttori di turbine a mitigare l’attuale riduzione dei loro margini (molti dei grandi costruttori di generatori eolici hanno dichiarato gli ultimi bilanci gravemente in rosso), oltre ad incentivare gli investimenti in nuovi insediamenti produttivi.
Il paradosso è che il settore ha sufficiente capacità per supplire le richieste di installazioni previste al 2030, ma risente oggi della generale scarsità di componenti ed equipaggiamenti “Made in USA”.
La mancanza di una consistente catena di fornitura, e l’attenzione al mercato interno nelle gare pubbliche di assegnazione, oltre ad una consolidata base di clienti, rende questo mercato molto appetibile agli investitori industriali, ma anche alle aziende medio piccole con elevato contenuto di tecnologia.
Il settore industriale e tecnologico italiano può essere un elemento di valore aggiunto per il settore dell’energia rinnovabile?
Assolutamente si.
Abbiamo brillanti aziende che producono macchinari (vera eccellenza italiana), e una efficace catena di fornitura per tutte le infrastrutture industriali, così come aziende che producono software, algoritmi di intelligenza artificiale e fabbrica predittiva, e brillanti studi di ingegneria.
Tutti elementi fondamentali alla creazione di un efficiente “Ecosistema”.
Il sistema globale di incentivi oggi sul tavolo per una azienda che voglia investire in USA sono in valore quasi 4 volte quelli presenti in Europa: in aggiunta a quanto scritto su IRA, ogni stato dell’Unione rende disponibili strumenti di Tax credit, finanziamenti e sostegni alla formazione del personale.
Il supporto combinato abbassa il costo iniziale di partenza dell’investimento, rendendolo più accessibile ad una platea più ampia di imprenditori.
Ma diventare internazionali è semplice, ma non facile.
Le barriere linguistiche e culturali, la scarsa conoscenza delle procedure e di quanto obbligatorio dal punto di vista formale, possono trasformare un processo semplice in un cammino estremamente lungo e difficile.
Parliamone. Let’s talk about it.
Source: PV Magazine