07 Set L’umorismo? E’ una cosa molto seria
La riunione stava cominciando, mancavano solo pochi minuti. Il collega inglese, forse già annoiato dall’attesa, ha cominciato a raccontare una barzelletta. E per permettere a tutti di superare le barriere linguistiche, si è pure sforzato di parlare lentamente e con un inglese comprensibile a tutti.
Molto divertente, la barzelletta. Peccato che i colleghi tedeschi non l’abbiano apprezzata, e che invece di sorridere abbiano rimarcato che la riunione stava iniziando in ritardo.
Tutti noi, a qualsiasi latitudine e in qualsiasi cultura, apprezziamo l’umorismo sul posto di lavoro. Ma in un ambito internazionale, l’uso appropriato dell’umorismo, così come il suo essere efficace e a tempo, la sua importanza e il suo utilizzo, è molto complicato perché non è culturalmente neutro.
E’ come una corsa ad ostacoli.
Il primo e più evidente è la lingua: possiamo conoscere la lingua straniera a qualsiasi livello, ma qualsiasi barzelletta ci fa ridere di più se la ascoltiamo nella nostra lingua madre. Questo perché l’umorismo deve colpire i nostri sentimenti e nessuno lo fa meglio del suono che conosciamo fin da piccoli.
Ci sono poi gli ostacoli culturali: possiamo essere più o meno sensibili ad alcune tematiche religiose – anni fa un collega olandese ha raccontato una barzelletta sul Papa che ha fatto ridere il “mondo” protestante, ma che ha fatto infuriare i colleghi spagnoli e anche noi italiani – oppure alcune variabili politiche o di etica.
Ci sono da ultimo gli ostacoli che possiamo definire di comportamento e di comunicazione.
In culture dove conta la precisone del tempo e l’ordine dei temi in agenda, introdurre un fuori programma come una barzelletta è un fastidio. Per i Tedeschi, ne sono perfettamente consci, “ridere è una cosa molto seria”, e nessuno di loro si sognerebbe mai di raccontare una barzelletta in un meeting di lavoro, anche in una pausa. Per loro, ossessionati dalla “compartimentalizzazione”, e dall’avere un cartellino con le indicazioni su ogni cosa della loro vita, esiste un tempo e un luogo. Questo non significa che non siano amanti dell’umorismo o delle barzellette, ma solo che queste hanno un loro preciso spazio e tempo.
Spazio e tempo che per gli inglesi è spesso all’inizio di un meeting, come “Ice Breaker”, per rompere il ghiaccio, ma poi non aspettatevi altri momenti ludici.
Attenzione anche allo stile di comunicazione. In Paesi che hanno una comunicazione molto diretta e di basso contesto a volte si può incorrere in equivoci, e anche se scherzare con gli americani è frequente, spesso ho dovuto specificare che “it’s a joke” – è uno scherzo – altrimenti correvo il rischi di essere preso (troppo) sul serio.
Alla fine, sarà sempre facile trovarsi in compagnia di colleghi da tutto il mondo e godere del buonumore e farsi delle buone risate, si tratta di evitare qualche ostacolo in più che è utile conoscere.
Come diciamo noi: essere internazionali è semplice ma non facile
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